Il ricordo del suo compagno di scuola Gaetano Lettieri a Ossigeno

Gaetano Lettieri, oggi direttore del Dipartimento di Storia presso l’università degli Studi di Roma La Sapienza, è stato compagno di classe di Ilaria Alpi. A Ossigeno ha raccontato la loro amicizia e il lato più umano della giornalista uccisa il 20 marzo 1994 in Somalia, a Mogadiscio, insieme al cineoperatore Miran Hrovatin.

Il testo è tratto dall’intervento tenuto il 21 marzo 2022 durante l’evento “Roma ricorda Ilaria Alpi” (vedi) che Ossigeno pubblica nel 2023 in occasione del ventinovesimo anniversario dell’uccisione dell’inviata RAI (leggi la notizia).

LA NOSTRA AMICIZIA – Sono stato compagno di classe di Ilaria Alpi per cinque anni, abbiamo frequentato insieme il Liceo classico Tito Lucrezio Caro di Roma. In quegli anni abbiamo stretto un rapporto di amicizia profondo, un affetto molto forte, siamo diventati insieme da adolescenti, persone. Per questo i mei ricordi privati legati a Ilaria prevalgono sulla sua immagine pubblica di grande e coraggiosa giornalista.

COM’ERA ILARIA – Era una persona straordinaria, che ha onorato il mestiere di giornalista esponendosi in prima linea. Una persona molto vitale e matura, di originalissima intelligenza, sempre molto critica e tagliente, talvolta persino un po’ cinica, ma umanamente di grandissima generosità e profonda dolcezza. Gli anni del liceo sono stati splendidi. Ricordo la sua acutissima curiosità, il suo spirito critico, la sua inquietudine culturale, il suo andare controcorrente. Moltissimi sono stati i momenti liberi e gioiosi: era eccitante uscire e crescere insieme in quegli anni creativi, di speranze e tensioni, tra la fine del ’70 e l’inizio dell’ ’80. Un ricordo di assoluta spensieratezza. Una sera eravamo a casa sua con pochi amici: avevamo quindici anni. Era da poco uscito un nuovo disco di Lucio Battisti. Ballavamo “Ancora tu” a braccetto. Ilaria era bella, elettrizzata, con i suoi lunghi capelli biondi scomposti. Un ricordo dolcissimo, di piena felicità!

I RICORDI – Ricordo poi il periodo della sua scelta universitaria. Inizialmente scelse Biologia, io invece da subito mi dedicai alla Filosofia, quindi alla Storia. Successivamente decise di studiare l’arabo e la cultura islamica. Questa scelta riflette il desiderio di indagare, studiare e conoscere ambienti distanti dalla nostra cultura. Come giornalista e come persona mostrava sempre un particolare interesse per le periferie, il margine critico culturale e sociale, una passione crescente per le culture del Terzo Mondo. Era attratta da ciò che non era scontato, ma capace di mettere in crisi e dischiudere ambiti sociali e culturali asfittici.

Anche nel periodo successivo all’università ci siamo visti tante volte. Ricordo l’ultima, pochi giorni prima della sua ultima partenza per la Somalia. La incontrai casualmente per strada, abitando nello stesso quartiere. Le dissi: «Ilaria, fai un mestiere pericoloso, stai attenta!» Lei mi rispose, accarezzandomi e dandomi un bacio: «Non ti preoccupare, sono tranquilla». Io voglio interpretare quella tranquillità come libertà e trasparenza di coscienza: aveva scelto di fare fino in fondo il suo dovere.

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