La presidente di Casa memoria Felicia e Peppino Impastato è intervenuta il 3 Maggio 2024 all’evento promosso da Ossigeno a Roma in occasione della Giornata mondale per la libertà di stampa

OSSIGENO 9 Maggio 2024 – “Peppino ha scelto di lottare contro il potere criminale mafioso partendo da una posizione scomoda perché egli stesso era figlio di un mafioso. La sua è quindi una storia di rottura”, ha detto la nipote. La sua figura è tanto più complessa, racconta, perché “non solo si schierò dalla parte dell’antimafia, ma anche dei diritti, dell’antifascismo, dell’ambientalismo, istanze sociali che lo resero divisivo. E lo è ancora oggi (per fortuna!)”. A dirlo è Luisa Impastato, nipote del cronista e attivista ucciso a Cinisi il 9 Maggio 1978, intervenendo al convegno di Ossigeno promosso a Roma, alla Casa del Jazz, in occasione della Giornata mondiale ONU per la libertà di stampa.

Luisa, che oggi è presidente di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, traccia il profilo del giornalista.

“Nonostante siano trascorsi 46 anni dalla sua uccisione, oggi Peppino Impastato è una figura simbolica tra le vittime di mafia e anche tra chi ha lottato per una società libera dalle oppressioni e dalle ingiustizie sociali. Se Peppino continua a ispirare l’impegno di tante e tanti si deve a chi ha continuato a raccontare la sua storia per difendere la sua memoria, in particolare a sua madre Felicia. La cultura mafiosa l’avrebbe voluta in silenzio a piangere suo figlio nelle mura di casa, lei invece scelse di aprire quelle porte e di continuare a raccontare il suo Peppino, riuscendo da un lato ad ottenere la verità giudiziaria per il suo omicidio, dall’altro a riscattare la storia del figlio, consegnandola alle generazioni successive”.

“Peppino è un punto di riferimento soprattutto per i ragazzi. La vicenda degli studenti di un Liceo di Partinico che avrebbero sostenuto di non voler intitolare il loro istituto alla memoria di Peppino e della madre Felicia è pertanto insolita. Un caso che da un lato ci ha amareggiato, dall’altro è stata una occasione in più per continuare il nostro impegno, convinti che i ragazzi vadano sempre ascoltati e mai strumentalizzati. Noi sappiamo che l’origine di questa opposizione è stata un’altra: la prima ad opporsi è stata l’amministrazione comunale. I giovani hanno portato come motivazione quella secondo cui la figura di Peppino sia divisiva. Io vorrei dire a questi ragazzi che la figura di Peppino è assolutamente divisiva e a mio avviso: per fortuna! Io penso che oggi sia necessario esserlo. Peppino ha scelto di schierarsi dalla parte dell’ antimafia, dei diritti, dell’antifascismo, dell’ ambientalismo, istanze sociali in cui crediamo ancora noi”.

“La lotta di Peppino contro la mafia si inseriva nella sua militanza politica e civile. Mi fa piacere che sia annoverato tra i giornalisti italiani uccisi nonostante lui non fosse ufficialmente un giornalista. Ricevette la tessera dall’Ordine dei Giornalisti, che porta la data 9 maggio 1978”.

“Peppino era la spina nel fianco dei mafiosi locali. Fondò una emittente radiofonica nel suo paese sperimentando, da vero innovatore, nuove forme di narrazione per combattere la mafia, adoperò la satira e l’ironia per fare inchiesta e denuncia”. E per questio fu ucciso.

Ascolta l’intervento dal dal min. 18:59 al min. 28:50. 

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