Una vita spesa tra la difesa dei diritti e la testimonianza di ciò che succede nella Striscia di Gaza

Questa biografia è stata scritta dalla giornalista Alberta Del Bianco

Attivista, scrittore, blogger. A venti anni, Vittorio Arrigoni (detto Vik) iniziò la cooperazione umanitaria prima nei Paesi dell’est Europa, quindi in Perù e poi in Africa: operò nella ristrutturazione di sanatori, nella manutenzione di alloggi per disabili o senzatetto e nell’edificazione di nuove abitazioni per profughi di guerra. Dal 2002 entrò a far parte dell’Ong International Solidarity Movement e s’interessò della causa palestinese e della situazione umanitaria in Libano e nei Territori occupati, trasferendosi nella striscia di Gaza. Inserito nel 2005 a sua insaputa nella lista nera delle persone sgradite ad Israele, venne espulso dal Paese e vi ritornò solo nel 2008, ricevendo la cittadinanza onoraria palestinese.
Subì numerose minacce, carcere ed espulsioni per le ripetute denunce delle drammatiche condizioni di vita nei campi profughi palestinesi. Particolarmente attivo nella comunicazione via internet, Arrigoni era corrispondente de Il Manifesto, reporter e commentatore per varie testate italiane e internazionali, periodici, agenzie, radio: PeaceReporter, The Electronic Intifada, Radio Popolare, Caterpillar. Dal suo blog Guerrilla Radio, nato nel luglio del 2004, i suoi reportage ottennero notorietà internazionale poiché era l’unico cronista sul campo e testimoniava quotidianamente quello che succedeva nella striscia di Gaza anche durante i bombardamenti israeliani nel 2008, nell’offensiva denominata “Piombo fuso”. Nel 2009 pubblicò il libro “Gaza Restiamo umani”, raccolta dei propri reportage da Gaza, tradotto in inglese, spagnolo, francese, tedesco e arabo, con l’aggiunta di una postfazione dello storico israeliano Ilan Pappé.

LA MORTE – Il 14 aprile 2011 all’uscita dalla palestra di Gaza nella quale era solito recarsi venne sequestrato da un commando terrorista che chiedeva, per la sua liberazione, il rilascio immediato dal carcere dei loro “confratelli” arrestati negli ultimi mesi nella Striscia. Primo tra tutti lo sceicco salafita Abu alWalid al Maqdisi. In un video immediatamente pubblicato su YouTube, in cui Vittorio Arrigoni veniva mostrato bendato e legato, i rapitori accusavano l’Italia di essere uno “stato infedele” e l’attivista di essere entrato a Gaza “per diffondere la corruzione”.

Il giorno successivo Vittorio fu ucciso, sembra per strangolamento. Aveva 36 anni. Le motivazioni restano oscure.

L’omicidio di Arrigoni suscitò sdegno e proteste in tutto il mondo e fu condannato in modo unanime dalle Nazioni Unite e da vari capi di stato. Le autorità della striscia di Gaza tributarono un “saluto solenne” con centinaia di partecipanti alla salma di Arrigoni prima del suo trasferimento in Italia.
Per rispettare le volontà di Vittorio Arrigoni, la famiglia dispose che la sua salma tornasse in Italia passando dall’Egitto e dal valico palestinese di Rafah anziché attraversando il territorio di Israele. I funerali, svoltisi a Bulciago furono celebrati da Monsignor Hilarion Capucci. Vi parteciparono migliaia di persone giunte da tutta Europa.


Leggi la storia di Vittorio Arrigoni qui

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