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Maria Grazia Cutuli

Maria Grazia Cutuli

guerre
Estero inviati all'estero
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Giornalista professionista. Le viene ufficialmente riconosciuta la qualifica di inviata dopo la sua morte.

CHI ERA

Il suo ultimo scoop – il ritrovamento di un deposito di gas nervino in una base Taliban abbandonata – era apparso sulla prima pagina del Corriere della Sera proprio il giorno della sua morte, avvenuta sulla strada che collega Jalabad a Kabul. L’auto sulla quale Maria Grazia Cutuli viaggiava con tre colleghi -un australiano, uno spagnolo e un afgano- è stata bloccata da un gruppo di uomini armati che prima hanno fatto scendere i giornalisti, poi li hanno uccisi a raffiche di kalashnikov. I quattro corpi sono stati recuperati il giorno successivo. Catanese, 39 anni, Maria Grazia aveva cominciato la sua carriera nel 1986 nel quotidiano La Sicilia, poi era passata a Sud, un settimanale regionale che si occupava di tv, collegato all’emittente regionale televisiva Telecolor International con cui la Cutuli aveva collaborato. Quindi il trasferimento a Milano per la scuola di giornalismo. L’esame da professionista, l’assunzione a Centocose, poi a Epoca. L’orizzonte del suo interesse non solo professionale, la politica internazionale, la porta in Rwanda – un anno di aspettativa dal giornale – una parentesi di lavoro con l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati. Nel luglio 97 passa al Corriere della Sera, dove sarà assunta nel ’99. Per il Corriere, Mariagrazia faceva l’inviata senza averne la qualifica, che le venne attribuita dopo la morte.

(Fonte: Unci 2008 con il contributo dei familiari)

LA SUA STORIA

    • Biografia di Maria Grazia Cutuli
      tratta dalla raccolta a cura di Monica Andolfatto per il libro Giornata della Memoria dei Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo, Roma 2008
    • A vent’anni dall’uccisione della giornalista, la testimonianza della sorella Sabina Cutuli al Gr1, di Maria Cristina Cusumano
    • Mario Cutuli ricorda la sorella in una intervista rilasciata alla giornalista Raffaella Della Morte, per Ossigeno
    • In memoria di Maria Grazia Cutuli, video degli studenti del Liceo “F. De Sanctis” di Trani
    • Il ricordo della giornalista Giovanna Botteri, intrevista di Grazia Pia Attolini per Ossigeno

LA RICERCA DEI RESPONSABILI

(Aggiornamento di Raffaella Della Morte – 3 maggio 2020) 

IN AFGHANISTAN – Le autorità afghane hanno individuato tre colpevoli che sono stati processati e condannati. Nell’autunno 2004, il ventinovenne Reza Khan, accusato dell’omicidio, viene condannato alla pena capitale. Malgrado la famiglia della giornalista si fosse dichiarata contraria a tale punizione, Khan venne fucilato nell’ottobre 2007.  Gli altri due sono Mamur figlio di Golfeiz e Zar Jan figlio di Habib Khan, entrambi di etnia Pashtun. I vengono indicati come “figlio di” perché in Afghanistan non esiste un’anagrafe ufficiale.

Entrambi sono stati condannati rispettivamente a 16 e 18 anni di reclusione.

IN ITALIA – Il processo comincia nel 2015 presso la Corte d’Assise di Roma. Imputati sono i due afgani Mamur e Zar Jan, che stanno già scontando la loro pena in Afghanistan. I due sono accusati di concorso in rapina per essersi impossessati, insieme con altri ancora non identificati, di una radio, un computer e una macchina fotografica appartenuti a Maria Grazia Cutuli, e di concorso in omicidio. Per la morte della giornalista in passato è stato assolto per dubbi sull’identificazione Jan Mar, mentre prosciolti per insufficienza di prove Fedai Mohammed Taher e Jan Miwa.

2017 – Nel novembre del 2017, in primo grado, i due imputati vengono condannati a 24 anni di reclusione. I due erano collegati in videoconferenza da un carcere del loro paese d’origine. La corte di Assise ha inflitto ai due anche il risarcimento danni ai familiari della giornalista e alla Rcs per complessivi 250 mila euro. Il Pm aveva chiesto 30 anni: “Siamo arrivati a ridosso del sedicesimo anno dai fatti – aveva detto nella requisitoria – e ciò rende questo processo non facilmente comprensibile, ma sin dall’inizio c’è stata la volontà chiara dello Stato italiano di procedere e individuare gli autori di questo fatto delittuoso, ma anche di rinnovare il processo in Italia”. Per il Pm, “i delitti per cui si procede sono stati qualificati come delitti politici, e la normativa consente di rinnovare questo processo in Italia”. Gli elementi raccolti, per il rappresentante dell’accusa, hanno consentito di accertare che “è stato realizzato un piano organizzato per un bottino. E’ stata un’azione audace, clamorosa.
Mamur ha confessato e ha tirato in ballo Zar Jan. Valutando tutti gli elementi che abbiamo, l’unica ricostruzione possibile è che i due sono i responsabili dei delitti loro contestati, oltre ogni ragionevole dubbio”. Tra i testimoni del processo fu ascoltato l’ex capo della Digos, Lamberto Giannini, all’epoca dell’udienza direttore dell’Antiterrorismo. Giannini affermò: Le autorità afghane ci riferirono che i talebani pagati dai servizi segreti pakistani terrorizzavano gli occidentali per dimostrare al mondo che la coalizione militare straniera non aveva affatto acquisito il controllo dell’Afghanistan e di Kabul. In questo contesto, a detta delle autorità afghane, l’omicidio di Maria Grazia Cutuli andava inserita in questa politica di terrore”.

2018 – L’anno successivo, il 15 novembre 2018, la Corte d’Assise d’appello, presieduta da Andrea Calabria con Giancarlo De Cataldo conferma la condanna a 24 anni di reclusione per i due afgani che avevano fatto ricorso.  L’avvocato Paola Tuillier, legale della famiglia Cutuli, a margine dell’udienza, aveva espresso soddisfazione per la sentenza. “Questo processo – aveva detto – era dovuto a chi si è sacrificato per il suo Paese, è andato in Afghanistan consapevole dei rischi che correva, per rispettare il fondamentale diritto della libertà di stampa, cardine della democrazia. E’ un risultato che il nostro Paese doveva”. In aula erano presenti i fratelli di Maria Grazia, Donata e Mario. Soddisfazione era stata espressa anche dall’avvocato Caterina Malavenda, legale di Rcs. “Con la conferma della sentenza di primo grado al momento risulta confermata la natura anche politica dell’omicidio di Maria Grazia Cutuli”.

RICONOSCIMENTI

  • In sua memoria sono stati istituiti:
    • Premio giornalistico Città di Milano “alla memoria di Maria Grazia Cutuli”
    • Premio internazionale di giornalismo «Maria Grazia Cutuli», da parte del suo paese d’origine, Santa Venerina in collaborazione con la Fondazione Cutuli.
    • Premio giornalistico nazionale “Maria Grazia Cutuli-Per non dimenticare e per costruire la Pace”
    • Premio Esteri, nell’ambito della rassegna “Racconti di Guerra”, organizzata dalla Redazione Esteri del Corriere della Sera
  • 2008  – A Catania nasce la “Fondazione Cutuli” con promotori: RCS Quotidiani, Banca Nuova, Comune di Roma, Regione Siciliana, Confindustria Sicilia, Ordine dei Giornalisti, Federazione Nazionale della Stampa. Il sito della Fondazione non è al momento accessibile. La Fondazione è in liquidazione ma continueranno le attività e le iniziative legate alla memoria di Maria Grazia.
  • A Catania le è stato intitolato un piazzale accanto a piazza I Viceré.
  • 2011 – Il 19 novembre 2011 a Catania, nel decimo anniversario della morte, le è stato intitolato un largo nei pressi di piazza Europa. A Roma le sono stati intitolati l’istituto comprensivo del Colle Prenestino e una via nel quartiere Torresina.
  • A Milano le è stato intitolato un viale pedonale nei pressi del quartiere Lambrate.
  • Sul luogo della morte, è stata inoltre apposta in memoria una targa col suo nome.
  • Sempre nel 2011, per commemorare il decimo anniversario della tragedia, a Herat fu aperta una scuola a lei intitolata
  • 2015  – Il Comune di Milano ha deciso che il suo nome venga iscritto nel Famedio di Milano, all’interno del Cimitero Monumentale.
  • Il nome di Maria Grazia Cutuli è inserito nel memoriale di Bayeux (Normandia) dedicato ai reporter caduti per il loro lavoro, realizzato su iniziativa del Comune e di Reporters sans Frontieres.
  • Il suo nome è inserito anche nel Journalist Memorial del Newseum di Washington che contiene i volti e i nomi dei giornalisti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro.
  • Presso la Casa del Jazz di Roma, Cutuli è ricordata nella Lapide delle vittime innocenti delle mafie apposta all’ingresso e nel Pannello della Memoria di Ossigeno per l’Informazione.

LIBRI E DOCUMENTI

  • AA. VV., Vite ribelli, Milano 2007.
  • Biacchessi Daniele, Passione Reporter, Milano, 2009.
  • Biloslavo Fausto, Le lacrime di Allah. Vent’anni di guerra in Afghanistan, Milano, 2007.
  • Càndito Mimmo, Il braccio legato dietro alla schiena, Milano, 2004.
  • Maria Grazia Cutuli, Il cielo degli ultimi, 2011.
  • Vittoria De Marco, Tante Donne, Erga Edizioni, 2013
  • Di Mare Franco, Il cecchino e la bambina, Milano, 2009.
  • Giordana Emanuele, Afghanistan il crocevia della guerra alle porte dell’Asia, Roma, 2007.
  • Giunchi Elisa, Afghanistan Storia e società nel cuore dell’Asia, Roma, 2007.
  • Natale Beniamino, L’uomo che parlava con i corvi, Roma, 2007.
  • Cristiana Pumpo, Maria Grazia Cutuli, Roma, 2011.
  • Giuseppe Galeani e Paola Cannatella, Maria Grazia Cutuli Dove la terra brucia, Milano, 2011.
  • UNCI, Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo, Roma, 2008.

PHOTO GALLERY

Maria Grazia Cutuli © ANSA
Maria Grazia Cutuli
Maria Grazia Cutuli, Afghanistan, Kabul 2001, ©Rafaele Ciriello
Maria Grazia Cutuli, Afghanistan, Kabul 2001, ©Rafaele Ciriello
Maria Grazia Cutuli, Afghanistan, Kabul 2001, ©Rafaele Ciriello
Cutuli, 2001, ©Alessandro Digaetano
Cutuli, 2001, ©Alessandro Digaetano
Cutuli, 2001, ©Alessandro Digaetano
Maria Grazia Cutuli
Maria Grazia Cutuli
Maria Grazia Cutuli

FILM, VIDEO, DOCUMENTARI

A Kabul, a Kabul, a cura di Antonella Delprino, Franco Di Mare e Pietro Raschillà, fotografia di Alessandro Bellini, Elvino Cavadini e Luciano Masi, regia di Michele Penelope, 2002.

Il prezzo della verità, a cura di Laura Silvia Battaglia, Matteo Scanni, Armando Trivellini. Italia, 2008.

È lì che bisogna essere. Per testimoniare, di Rosario Di Raimondo e Giulia Zaccariello, Scuola di Giornalismo di Bologna “Ilaria Alpi”, 2010. Ha ricevuto una menzione speciale al Festival internazionale del giornalismo di Perugia.

FOCUS ANSA

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