Tratto dall’ introduzione al volume: “Guido Puletti, Il mondo che non c’è”, Datanews, 1996, a cura di Cinzia Grolla e Francesco Germinaro

Guido Puletti nasce il 29 giugno del 1953 a Buenos Aires in Argentina. I suoi genitori sono un tipico esempio di incrocio di nazionalità, fenomeno peculiare e caratteristico di questo paese. Il padre è italiano (originario della provincia di Perugia); la madre ha ascendenti spagnoli e inglesi. La storia del padre, Antonio, è quella – condivisa da migliaia di altri italiani – di un’emigrazione che lo porta nel 1948, dopo essere stato per sei anni prigioniero di guerra, ad attraversare l’oceano. Qui raggiunge una parte della famiglia paterna emigrata dopo la prima guerra mondiale e a Buenos Aires inizia a lavorare come impiegato in una azienda degli zii. La madre invece è un’argentina, nata a Mendoza, vicino alla cordigliera delle Ande, che appartiene alla media borghesia.

Guido nasce dunque in un inverno australe che vede la vita politica argentina dominata dal governo civile di Juan Domingo Perón rieletto presidente nel 1951 dopo le elezioni del 1946.

Puletti studia alle elementari in una scuola inglese e poi in una scuola italiana. Successivamente frequenta le medie e il liceo in un’altra scuola inglese. Durante il corso degli studi, si rivela un ottimo studente e i suoi interessi si concentrano sulla storia, la filosofia e la letteratura. Ma oltre allo studio si dedica allo sport, una passione che sarà una costante per tutta la sua vita. Durante l’adolescenza pratica l’atletica anche a livello agonistico ottenendo buoni risultati.

Già durante le scuole superiori – si è ormai alla fine degli anni sessanta – comincia per Puletti, che si avvicina ai gruppi della sinistra peronista, l’impegno politico. Agli inizi degli anni settanta passa l’estate nella provincia di La Rioja per lavorare politicamente con i braccianti agricoli.

Nel 1973 Puletti si sposa e immediatamente dopo inizia a lavorare come impiegato statale. Subito è attivo sindacalmente in ATE (Asociacion de Trabajadores del Estado), uno dei sindacati di lavoratori statali, dove svolge un importante lavoro di informazione e contrapposizione al sindacato ufficiale. In quello stesso anno pubblica una raccolta di poesie che porta il titolo di Itinerarios per la casa editrice “Gente de Buenos Aires”. Negli anni che vanno dal 1973 al 1976, Guido continua a svolgere lavoro sindacale e politico militano nell’organizzazione trotskista Politica Obrera (PO) partecipando a tutti gli avvenimenti più emblematici della storia argentina (le manifestazioni di massa, tra cui quella imponente a Ezeiza). Intanto il 7 gennaio del 1974 nasce suo figlio Javier e il 5 marzo del 1975 Damian. Con il golpe del 24 marzo 1976 cala la notte sull’Argentina e per decine di migliaia di persone inizia un viaggio senza ritorno. Così Puletti avrebbe ricordato il primo giorno di golpe: “Un mattino argentato del 1976, appena sfiorato dai primi freddi australi, la Plaza de Mayo, antistante la Casa Rosada (sede del governo argentino ndr) si affollava di stivali e baionette e scoccava una delle ore più amare di questo lungo e vasto pese inchiodato nel cono sud”.

Guido continua come tantissimi altri militanti la sua attività sindacale al Ministero, con rischi sempre maggiori. Il 20 settembre 1977 viene sequestrato da un gruppo di dieci persone appartenenti all’esercito, chiuso in un campo di concentramento, torturato. Grazie all’interessamento dell’ambasciata italiana viene liberato e alla fine di ottobre del 1977 lascia il pese con la moglie e i figli.

Arriva in Italia e per un breve periodo vive all’Isola d’Elba ospitato da un zio paterno. Nel dicembre del 1977 si trasferisce a Brescia e qui nel marzo del 1978 lo raggiungono i genitori, le tre sorelle e il fratello. Nel maggio di quello stesso anno parte per Parigi a collaborare con un centro di ricerche internazionali rientra a Brescia nel giugno del 1979. La moglie torna in Argentina con Javier e Damian nel maggio del 1980, dove Guido giunge clandestinamente nell’ottobre per restarvi fino al marzo del 1981 quando torna definitivamente a Brescia.

Qui comincia insieme alla sua nuova compagna Cinzia un lavoro di traduzione dallo spagnolo all’italiano di una raccolta di poesie scritte durante il periodo trascorso a Parigi, poesie che però rimarranno inedite.
Gli inizi veri e propri della sua attività di pubblicista risalgono all’ottobre del 1981, quando comincia a collaborare alla pagina culturale del quotidiano “Brescia Oggi”. I primi articoli sono recensioni ad opera di scrittori sia europei (Canetti, Doblin) sia latinoamericani (Cortazar, Onetti, Cabrera-Infante).

Già dal 1982 la maggior parte della sua produzione di pubblicista si concentra sulla politica e sull’economia internazionali, soprattutto dell’America Latina. L’altro tema particolarmente presente negli articoli di Guido di quegli anni riguarda il problema dei rapporti nord-sud, in relazione soprattutto all’indebitamento dei pesi sottosviluppati, argomento sul quale scrive un lungo saggio non pubblicato.

Nella seconda metà degli anni ottanta, Puletti allargherà sia i suoi interessi di studio che la rete delle collaborazioni giornalistiche. Avvia un rapporto costante con alcune agenzie di stampa (Ansa, Nea, Quotidiani Associati, con riviste economiche (“Mondo Economico”, “Il Mondo”, “Fortune”, “Espansione”) e con altri periodici (“Epoca”, “Panorama”, “Geodes”, “Rinascita”), sempre occupandosi di questioni internazionali.

In questi anni Puletti compie diversi viaggi che poi costituiranno materiale di numerosi articoli.
Nel luglio del 1988 parte per New York dove lavora come redattore della pagina esteri de “Il Progresso italo americano”. Rientrato in Italia nei primi mesi del 1989 è riconosciuto ormai negli ambienti del giornalismo italiano quale specialista di questioni di politica ed economia internazionali. E l’anno in cui avvengono profondi sconvolgimenti politici e sociali nell’Europa dell’est e su questi Puletti concentra la sua attenzione. Si reca in Germania e in Cecoslovacchia per seguire il succedersi degli avvenimenti, dal crollo del muro di Berlino alla “rivoluzione di velluto” a Praga.

All’inizio del 1991 è molto attivo a Brescia nei movimenti di opposizione alla Guerra del Golfo: collabora con le radio locali d’informazione, organizza iniziative e dibattiti pubblici, partecipa ad assemblee nelle scuole.
Questo periodo segna il suo ritorno alla politica. Entra in Democrazia proletaria nel 1990 e dopo il suo scioglimento si iscrive al Partito della rifondazione comunista e si candida nelle sue liste alle elezioni comunali del novembre 1991.
Il 1991 è l’anno in cui scoppia anche il conflitto nell’ex Jugoslavia che Guido segue fin dai primi scontri. In luglio è nei cinquecento partecipanti alla marcia di Sarajevo organizzata dai Beati Costruttori di Pace.
La guerra nella ex Jugoslavia diventa centrale nel suo lavoro di giornalista, ma anche nella sua attività e analisi politica.

Nei primi mesi del 1993 i viaggi in Bosnia si intensificano.
Guido è tra i pochi giornalisti a intervistare in quel periodo il leader serbo bosniaco Karadzic.
Il 27 maggio 1993 parte con altre quattro persone per seguire un progetto di solidarietà e di invio di aiuti umanitari diretti alla città di Zavidovici in Bosnia centrale. Il 29 maggio il convoglio viene fermato e derubato da un reparto dell’Esercito bosniaco. Guido Puletti, Sergio Lana e Fabio Moreni vengono uccisi mentre gli altri due componenti del gruppo, Agostino Zanotti e Cristian Penocchio riescono a fuggire e a salvarsi”.


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