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Giuseppe Alfano

Giuseppe Alfano

Mafie
Italia cronisti locali
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Non era iscritto all’Ordine. Nel marzo del 1998 viene iscritto “alla memoria” all’Albo dei Giornalisti della Sicilia, a far data dal giorno della sua morte.

CHI ERA

Fu freddato con tre colpi di pistola da un killer solitario mentre, al volante della propria auto, rientrava a casa. Aveva 42 anni, era insegnante di educazione tecnica e per passione faceva, senza alcuna tutela professionale, il corrispondente del quotidiano catanese La Sicilia. Beppe Alfano, dunque, non era un giornalista iscritto all’Ordine (lo fu dopo la sua morte, come avvenuto per Peppino Impastato e Mauro Rostagno), ma aveva la passione e l’intuito del cronista di razza. Aveva cominciato un’indagine su un traffico internazionale di armi che passava nell’area di Messina; aveva forse contribuito anche alla cattura del boss Nitto Santapaola nel ‘93 e aveva scritto di una massoneria deviata che speculava sul traffico di arance avvalendosi delle sovvenzioni europee. Insomma, con i suoi articoli di denuncia Beppe Alfano metteva a nudo gli intrecci tra criminalità organizzata, politica inquinata e comitati d’affari.

(da Giornata della Memoria dei giornalisti uccisi da mafia e terrorismo, Roma, 2008)

LEGGI LA SUA STORIA

  • Biografia di Giuseppe Alfano
    a cura di Pietro Messina, tratta da Giornata della Memoria dei giornalisti uccisi da mafia e terrorismo, Roma, 2008
  • Sonia Alfano racconta suo padre
    È una sera del novembre 1992, due mesi prima dell’uccisione del giornalista. Antonino Mostaccio, ex presidente dell’Aias (Associazione Italiana Assistenza Spastici) , su cui Beppe Alfano stava conducendo una inchiesta, disse al giornalista che non sarebbe arrivato al 20 gennaio. Gli aveva offerto trentanove milioni di lire affinché non scrivesse più dell’AIAS. Alfano li rifiutò. Racconta a Ossigeno Sonia Alfano: «Io devo continuare a scrivere, mi disse mio padre. Quella sera, come in altre successive, percepii tutta la sua preoccupazione. Ma non gli credetti fino in fondo: è questo il mio più grande rimpianto. Dopo il suo omicidio scesi in strada. Fu il cane a portarmi dove c’era il sangue di mio padre. Ebbi la necessità di sentire il suo odore. A distanza di anni è quell’odore che mi spinge a continuare a lottare per ottenere giustizia per la sua uccisione».
    leggi l’estratto del libro La zona d’ombra. La lezione di mio padre ucciso dalla mafia e abbandonato dallo Stato (Rizzoli, 2011)

LA RICERCA DEI RESPONSABILI

(Aggiornamento di Vincenzo Arena – gennaio 2025)

      • 2006 – Per il delitto sono stati condannati in via definitiva Nino Merlino quale esecutore materiale e il boss Giuseppe Gullotti come mandante.
      • 2013 – Emergono nell’ambito del processo palermitano sulla trattativa Stato-mafia, alcuni riscontri che legherebbero l’uccisione di Alfano con la latitanza nel Barcellonese del boss Nitto Santapaola e, sempre nell’ambito di quel processo, emergono anche ulteriori conferme dei depistaggi praticati per impedire l’individuazione dei mandanti.
      • 2014 – Carmelo D’Amico, capo dell’ala militare di Cosa nostra a Barcellona Pozzo di Gotto e ora collaboratore di giustizia, ha affermato che il sicario di Beppe Alfano non sarebbe Merlino ma un’altra persona. Il racconto di D’Amico ha riaperto le piaghe della dolorosa e controversa vicenda della mancata cattura del boss catanese Nitto Santapaola, all’inizio degli Anni Novanta: secondo il pentito, il boss avrebbe trascorso proprio a Barcellona Pozzo di Gotto l’ultima fase della sua latitanza. Beppe Alfano ne sarebbe venuto a conoscenza e per questo motivo la mafia avrebbe deciso di eliminarlo.
      • 2019 – La Procura di Messina chiede l’archiviazione dell’inchiesta ‘Alfano ter’ sull’omicidio del giornalista, aperta dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo D’Amico: non ci sarebbero elementi probatori sufficienti per dimostrare un collegamento tra l’omicidio di Alfano e la latitanza di Nitto Santapaola nel barcellonese. I riscontri hanno messo in luce che effettivamente Alfano stava compiendo indagini giornalistiche sulla latitanza di Nitto Santapaola, ma non sarebbe possibile affermare con certezza che quelle indagini abbiano causato la sua condanna a morte.
      • 2019 – A Luglio la Corte d’appello di Reggio Calabria acconsente alla revisione del processo per quanto riguarda la posizione del boss barcellonese Giuseppe Gullotti, già condannato in via definitiva a 30 anni come mandante dell’omicidio. La Corte decide sulla scorta di due memoriali di Olindo Canali, pubblico ministero all’epoca dell’omicidio, che mettono in discussione la fondatezza della matrice mafiosa dell’uccisione del giornalista.
      • 2019 – A novembre 2019 Sonia Alfano, la figlia di Beppe Alfano, annuncia la sua costituzione di parte civile nel processo al magistrato Olindo Canali, per un episodio di corruzione contestatogli dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria riguardante un aiuto a pagamento che Canali avrebbe ricevuto dal boss Giuseppe Gullotti per fargli ottenere la revisione del processo che si concluse con la sua condanna per l’assassinio del giornalista di Barcellona Pozzo di Gotto.
      • 2020 – A gennaio si svolge davanti al Gup del tribunale di Reggio Calabria la prima udienza a carico dell’ex sostituto della Procura di Barcellona Olindo Canali. Secondo l’accusa Olindo Canali avrebbe ricevuto denaro per favorire la posizione di Gullotti nel processo Alfano, redigendo delle lettere anonime con cui si sosteneva l’innocenza di Gullotti.
      • 2020 – Il 24 dicembre 2020 la giudice per le indagini preliminari di Messina, Valeria Curatolo, archivia il processo a carico di Stefano Genovese e Basilio Condipodero, che erano accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio di Alfano, ma contestualmente dispone nuove indagini, ritenendo necessario fare alcuni approfondimenti sull’arma del delitto, ritrovata. Viene chiesto di nominare un esperto internazionale di balistica per fare luce su quella pistola e accertare in particolare chi possedeva una calibro 22 di fabbricazione americana in quel periodo nel Messinese. Al momento si sa soltanto che all’epoca una calibro 22 North American Arms risultava dichiaratamente di proprietà di Mario Imbesi e fu ceduta a Franco Mariani. Quest’ultimo aveva notoriamente rapporti con Saro Cattafi, un personaggio controverso nella storia della mafia barcellonese, che è stato ascoltato nell’ambito del processo sulla Trattativa Stato-Mafia, La Cassazione ha sancito che ha avuto rapporti con Cosa Nostra almeno fino al 2000.
      • 2022 – Sonia Alfano, figlia del cronista, sulla richiesta di revisione del processo a carico di Giuseppe Gullotti, rappresentante di Cosa nostra a Barcellona Pozzo di Gotto, già condannato a 30 anni di carcere come mandante dell’omicidio del giornalista, dice a Ossigeno: «Sebbene sia prevista dal nostro ordinamento giuridico, questa revisione è uno scandalo perché è stata disposta esclusivamente su richiesta del mandante dell’omicidio di mio padre, senza che il giudice vagliasse, come da procedura, l’esistenza e la validità di eventuali nuove prove. Il processo va avanti nel totale silenzio delle istituzioni».
      • 2022 – Il 31 marzo 2022 la Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, presiduta da Filippo Leonardo, rigetta la richiesta di revisione del processo a carico di Giuseppe Gullotti. Sonia Alfano commenta all’Agi: «È arrivato il momento che Gullotti la smetta di ricorrere a certi mezzi, si penta. Non può fare altro, se non dire tutta la verità sull’omicidio di mio padre e chi lo ha commissionato».
      • 2022 – A dicembre 2022 la Quinta Sezione della Corte Suprema della Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato da Sebastiano Maurizio Marchetta, finito sotto processo perchè “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, offendeva comunicando con più persone, tramite internet, la reputazione di Sonia Alfano, la reputazione e la memoria del padre di quest’ultima, il giornalista Beppe e infine quella del giornalista della Gazzetta del Sud Leonardo Orlando, inviando (due commenti, ndr) per la pubblicazione con il nickname totocuffaro sui siti enricodigiacomo.org e sonialfano.it”. La sentenza di primo grado, confremata in appello, aveva assolto Marchetta per i commenti diffamatori nei confronti di Alfano, padre e figlia, perchè relativamemte al primo commento l’imputazione per il blog di Sonia Alfano era limitata all’invio al gestore del sito ma non anche alla successiva pubblicazione e per il secondo commento gli inquirenti non hanno mai accertato da quale Internet provider provenisse il secondo commento.
      • 2023 – A ottobre 2023 viene archiviata l’ultima inchiesta sull’omicidio di Beppe Alfano. Il gip di Messina Claudia Misale ha archiviato la posizione del barcellonese Stefano Genovese. Accolta la richiesta della Direzione distrettuale antimafia che mesi prima aveva chiesto l’archiviazione.Genovese era stato tirato in ballo da collaboratori di giustizia. Dichiarazioni che erano state vagliate a lungo dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dal sostituto della Direzione distrettuale antimafia Antonio Carchietti nell’ambito dell’inchiesta ter che si era conclusa con una richiesta di archiviazione. Non ci sarebbero elementi per andare avanti con nuove indagini. Dopo una lunga riserva, il gip ha deciso di disporre l’archiviazione di Genovese che e’ stato assistito dall’avvocato Diego Lanza.Il gip ha anche archiviato per ulteriori accertamenti, in particolare perizie balistiche sollecitate dall’avvocato Fabio Repici che assiste la famiglia Alfano e che si era opposto alla richiesta di archiviazione. (fonte Rai news)
      • 2024 – La nipote del cronista, Giusy Benigno, dedica la sua tesi di laurea in diritto processuale penale al “caso Alfano”, ripercorrendo il lungo iter processuale e spiegando perché la richiesta di revisione del processo e di annullamento della condanna, fatta da Giuseppe Gullotti, è inammissibile. Leggi un estratto pubblicato da Ossigeno-Cercavano la verità 

INCHIESTE

(Testo di Vincenzo Arena – 3 maggio 2020)

Beppe Alfano squarcia la coltre di ipocrisia sulla presenza delle mafie a Barcellona Pozzo di Gotto e in provincia di Messina: per tutti, negli anni ’70 e ’80 queste sono zone “babbe”, immuni dalle penetrazioni malavitose. Sonia Alfano, a riguardo, scrive nel suo libro “La zona d’ombra”:

“Perché la mafia a Barcellona non c’era, no? Era una zona tranquilla, dove non succedeva nulla, come nel resto del messinese: la provincia babba, l’unico angolo della regione in cui la gente era così tonta da non riuscire nemmeno ad essere malavitosa. (…) [Mio padre] sapeva anche che tutti fingevano, che restavano in silenzio e si rendevano complici. Ma era convinto di non essere il solo a volere che fosse fatta luce, sebbene nessuna voce si levasse in quel deserto. Forse, pensava occorreva che qualcuno facesse il primo passo. Fu così che decise di cominciare a parlare”.

Alfano, con le sue inchieste giornalistiche, disegna l’organigramma delle cosche di Barcellona e del messinese: attività che sarà utilissima agli inquirenti nel contrasto alle cosche emergenti degli anni ’90.

La sua attività giornalistica si rivolge soprattutto agli uomini d’affari, mafiosi latitanti, politici e amministratori locali e massoneria. Le sue inchieste pubblicate sul quotidiano La Sicilia rivelano intrecci tra mafia, imprenditoria e politica.

Arriva molto vicino a scoprire la rete di protezione del boss catanese latitante Nitto Santapaola, che si sarebbe nascosto nelle vicinanze di Barcellona Pozzo di Gotto. Fa luce su traffici d’armi e di stupefacenti della mafia con Paesi del Sud America, scrive di alcune truffe ai danni della Comunità Europea nel campo della coltivazione degli agrumi e dell’allevamento dei bovini, indaga il radicamento delle logge massoniche nel messinese e a Barcellona.

Un’altra inchiesta condotta da Beppe Alfano, fino a poco prima del suo omicidio, riguarda lo scandalo dell’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici), una struttura privata di assistenza ai disabili che ottiene corposi finanziamenti dalla Regione, i cui dirigenti hanno legami importanti con rappresentati politici locali e regionali dell’epoca. Come riportato da Luciano Mirone nel suo libro inchiesta “Insabbiati” – e come emerso durante il primo dibattimento sull’omicidio Alfano – sembra che il giornalista avesse fatto luce sulla malagestione dell’AIAS da parte dei suoi dirigenti, dediti a facili assunzioni per tornaconto personale, imbrogli connessi al numero di malati non corrispondenti ai ricoverati effettivi.

RICONOSCIMENTI

  • Il nome di Giuseppe Alfano compare nel Journalist Memorial del Newseum di Washington che contiene i volti e i nomi dei giornalisti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro.
  • 2020 – Il 5 marzo la Sala Stampa della Presidenza della Regione Siciliana a Palazzo d’Orleans è stata intitolata alla memoria di Beppe Alfano.
  • 2013 – A gennaio il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto ha intitolato una piazza, proprio di fronte alla sua abitazione, al giornalista.
  • Presso la Casa del Jazz di Roma, Alfano è ricordato nella Lapide delle vittime innocenti delle mafie apposta all’ingresso e nel Pannello della Memoria di Ossigeno per l’Informazione.

LIBRI E DOCUMENTI

  • Sonia Alfano, La zona d’ombra. La lezione di mio padre ucciso dalla mafia e abbandonato dallo Stato, Rizzoli, 2011
    Leggi le prime pagine qui
  • Vincenzo Arena, Zagare e sangue – L’informazione è cosa nostra, Gruppo Albatros, 2010
  • Luciano Mirone, Gli insabbiati – Storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall’indifferenza, Castelvecchi editore, 2008
  • Carlo Lucarelli, Nuovi misteri d’Italia, Einaudi, 2004
  • Valeria Scafetta, Ammazzate Beppe Alfano, Nuova Iniziativa Editoriale, 2005
  • Roberto Scardova, Carte false. L’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Quindici anni senza verità, 2009.
  • UNCI, Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo, Roma, 2008

PHOTO GALLERY

Beppe Alfano © ANSA
Beppe Alfano

SUL WEB

Beppe Alfano – Wikipedia

Testimonianze di coraggio, Giuseppe Alfano il giornalista con l’intuito del magistrato – Ministero dell’Interno

Beppe Alfano: la storia di una ”penna dissidente” – Antimafia Duemila

INIZIATIVE DI OSSIEGNO

Leggi come Ossigeno ricorda il giornalista

  • Su Ossigeno.info
  • Su Archivio

FOCUS ANSA

Magazine “Erano giornalisti e sono morti per la verità e i lettori”

Podcast “Sono morti per la verità”

FILM, VIDEO, DOCUMENTARI

Rai, Il caso Alfano, Blu Notte, 2003

Radio Radicale, Da Beppe Alfano ad Adolfo Parmaliana: le istituzioni deviate e Barcellona , 8 gennaio 2009

Cercavano la verità © 2020 Ossigeno per l'Informazione
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